NUOVE LINEE GUIDA PER SETTEMBRE: DALLE SCUOLE LASCIATE ALLO SBARAGLIO ALLA FOLLIA DELL’AGGREGAZIONE DELLE DISCIPLINE

Il MI lascerà molta (forse troppa) libertà alle singole scuole e sogna utopiche turnazioni tra studenti non meglio specificate

06/07/2020

Nei giorni scorsi è uscito il Piano Scuola 2020-2021: 54 pagine di documento in cui vengono (più o meno) spiegate le nuove linee guida per Settembre. In questo articolo, ci occuperemo dell’organizzazione della didattica. Il documento in esame contiene numerosi spunti di riflessione circa il volto che assumerà la scuola a partire dal prossimo autunno. “Un volto nuovo” si vociferava nella primavera scorsa, ma io direi più un volto indefinito! Vediamo perché… 

Nella premessa del Piano Scuola, si fa più volte riferimento agli Enti Locali, a un sistema di coordinamento nazionale a cura del Ministero dell’Istruzione, nonché ai Tavoli Regionali di lavoro, al fine di garantire un coordinamento più preciso e specifico nei territori. Tuttavia, proseguendo nella lettura del documento, appare chiaro come tantissime decisioni (anche determinanti) saranno a carico delle singole scuole, alle quali, peraltro, non sono ancora pervenute direttive più specifiche (e il nuovo anno scolastico parte tra due mesi).

Sempre nella stessa premessa, inoltre, si parla di un “cruscotto informativo” in grado di definire il distanziamento sociale e di rendere evidenti i casi in cui esso non viene rispettato, consentendo a chi di competenza di intervenire. Il problema sta nel capire quali sono gli organi competenti, poiché nel documento si legge che potranno intervenire sia gli Enti Locali sia il dirigente scolastico. Possiamo già immaginare, dunque, come gli “organi competenti” si passeranno la palla prima di decidere chi e come deve agire. 

Ma cosa potrà accadere concretamente?

Tutto quello che potrà accadere nell’anno scolastico che ci aspetta fa letteralmente venire i brividi.

Le singole scuole, infatti, potranno prendere diversi provvedimenti, quali (cito testualmente):

1.   Riconfigurazione dei gruppi classe in diversi gruppi di apprendimento;

2.   Articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso.

Cosa significa? Significa che, ove preferibile, le varie classi potranno essere divise in due o più gruppi che seguiranno le lezioni separatamente, divisi in moduli insieme a studenti di altre classi o, addirittura, di diversi anni di corso. Quindi assisteremo a un vero e proprio mescolamento delle classi (che, non dimentichiamolo, hanno anche diversi corpi docenti). Personalmente, non riesco a comprendere quale senso possa avere dividere una classe (al fine di rispettare il distanziamento in funzione degli spazi a disposizione) se poi quei gruppi vanno a sommarsi ad altri provenienti da altre classi (mandando comunque in fumo l’obiettivo del distanziamento). Le opzioni sono fondamentalmente due: o questi primi due punti sono folli, oppure il documento manca di chiarezza. In entrambi i casi, a pagarne le conseguenze saranno docenti e studenti. 

Ma gli elementi discutibili non sono terminati:

3.   Aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari.

Vale a dire, alcune materie potranno essere accorpate per costituire voto unico nel documento di valutazione, un po’ come quanto è accaduto a Storia e Geografia qualche anno fa. Accorpare Storia e Geografia, a suo tempo, non si rivelò una scelta saggia, poiché questo ridusse le ore settimanali dedicate alla Geografia, che sta progressivamente scomparendo (diversi insegnanti sfruttano tutte le ore di Geostoria per fare esclusivamente Storia). Non vedo, quindi, come possa risultare vantaggioso unire materie come Storia e Filosofia, Matematica e Fisica, eccetera. Una delle due materie accorpate perde automaticamente parte del suo spazio e tutto questo va a inficiare le conoscenze e le competenze delle donne e degli uomini del futuro. Insomma, è pura follia! 

Per quanto concerne il tempo scuola e la frequenza, invece, il documento riporta le seguenti possibilità per le scuole:

4.   Una frequenza scolastica in turni differenziati;

5.   Una fruizione per gli studenti di attività didattica in presenza e, in via complementare, didattica digitale integrata;

6.   Una diversa modulazione settimanale del tempo scuola.

Il documento non spiega assolutamente niente su cosa significhi “frequenza scolastica in turni differenziati”. Gli studenti saranno divisi tra mattina e pomeriggio? Gli studenti avranno ingressi scaglionati? Gli studenti avranno orari personalizzati? Tutte e tre le opzioni sembrano pura fantascienza (specialmente la prima), eppure è legittimo pensarlo, dal momento che la Ministra Azzolina, con il suddetto documento, nulla ha affermato e nulla ha escluso.

E inoltre, cosa vuol dire che studenti e insegnanti si serviranno di didattica digitale integrata in via complementare a quella in presenza? “In via complementare” non vuol dire “in via sostitutiva”, quindi cosa dobbiamo pensare? Se la mattina sono a scuola e il pomeriggio devo studiare, quando potrò servirmi della didattica digitale integrata? 

Per concludere: perché dico che il volto della “scuola che verrà” sarà indefinito? Per il semplice fatto che ogni scuola si organizzerà in maniera differente, in quanto tutto quello di cui sopra sarà deciso e definito separatamente dai diversi istituti. La scuola italiana non avrà più un solo volto, ma ne avrà tanti quanti saranno i diversi provvedimenti applicati. Come diceva Pirandello, ognuno di noi è uno, ma indossa centomila maschere e diventa nessuno. E “nessuno” è ciò che la nostra scuola rischia di diventare.


Luigi Dell'Utri, 06/07/2020

Le-linee-guida.pdf