IL VATICANO CHIEDE DI “RIMODULARE” IL DDL ZAN. MA LE LORO PREOCCUPAZIONI SONO REALMENTE FONDATE?

Non bloccare, ma rimodulare”: ecco come le ingerenze della Chiesa influenzano ancora la vita politica di uno Stato sovrano

29/06/2021

È di qualche giorno fa la notizia che ha avuto parecchia risonanza su tutti i social network e non solo: il Vaticano, mediante una nota consegnata informalmente all’ambasciatore italiano Pietro Sebastiani il 17 Giugno scorso, ha chiesto di “rimodulare” il DDL Zan alla luce di alcune preoccupazioni circa la “libertà di pensiero” dei cattolici e la “libertà di organizzazione e del pubblico esercizio di culto”. Ma analizziamo nel dettaglio le preoccupazioni della Chiesa, il DDL Zan e il Concordato del 1984 che secondo gli ecclesiastici sarebbe violato in caso di approvazione del suddetto disegno di legge e vediamo perché, in verità, queste preoccupazioni risultano infondate. 

Quali sono, nel dettaglio, le preoccupazioni del Vaticano?

Secondo quanto riportato nella nota della Segreteria di Stato del Vaticano, il DDL Zan violerebbe, in particolare, i commi 1 e 3 dell’articolo 2 del Concordato del 1984 che regola i rapporti tra Stato e Chiesa, i quali garantiscono la libertà della Chiesa cattolica di “svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione” (comma 1) e “la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (comma 3).

Insomma, secondo la Chiesa, il DDL Zan attenterebbe alla libertà di opinione dei cattolici e al libero svolgimento della funzione educativa. A essere incriminato è l’articolo 7 del disegno di legge, nel quale si prescrive che durante la giornata nazionale contro l’omotransfobia (che sarà istituita il 17 di Maggio in caso di approvazione della legge in Senato) le scuole organizzino delle attività mirate all’inclusione, contro la discriminazione e la violenza derivanti dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, senza alcuna eccezione nemmeno per le scuole private, inclusi, quindi, gli istituti cattolici. 

Ma il DDL Zan mina veramente queste libertà?

La risposta è no, il DDL Zan non mette in alcun modo in pericolo la libertà di opinione della Chiesa né della comunità cattolica. Al contrario, proprio nel testo di legge, all’articolo 4, vengono ribadite le libertà derivanti dal pluralismo delle idee, riportate di seguito: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­mento di atti discriminatori o violenti.”. Ciò significa che, chi lo crede, potrà continuare a dire che la famiglia tradizionale è composta unicamente da uomo e donna, che l’omosessualità secondo le Sacre Scritture è un peccato, e via discorrendo. Ma, ovviamente, c’è una grande differenza tra libertà di opinione e libertà di insulto: il DDL Zan tutela le vittime di discriminazione e violenza derivanti dall’orientamento sessuale e/o dall’identità di genere, dando delle garanzie in più a quelle persone che, purtroppo, sono maggiormente soggette a questi spiacevoli eventi e tutelando, al contempo, le loro libertà e i loro diritti.

Per quanto concerne l’organizzazione di eventi di inclusione durante la giornata nazionale contro l’omotransfobia, sebbene anche gli istituti privati, secondo il testo attuale, siano coinvolti nella realizzazione di tali iniziative, tuttavia occorre sottolineare che, per l’appunto, si tratta di eventi di inclusione contro la discriminazione e contro la violenza; si parla, come è evidente, di principi che appartengono intrinsecamente anche alla religione cattolica: amore verso il prossimo, rispetto, inclusione, sono tutti valori che, almeno in teoria, dovrebbero appartenere a una comunità che si definisce cattolica. Appare quantomeno inopportuno, quindi, che la Chiesa chieda la libertà di non organizzare negli istituti privati cattolici degli eventi che, va sottolineato, in fondo rispecchierebbero in toto il messaggio cristiano nel suo più puro significato. 

Che cosa, allora, il Vaticano teme davvero?

Dal momento che le preoccupazioni della Chiesa appaiono infondate, è dunque necessario porsi questa domanda: il Vaticano ha davvero paura della (inesistente) limitazione delle libertà, oppure c’è, di fondo, una preoccupazione ben più grande, così grande da dover rimanere in qualche modo in sordina?

Ormai è palese: da qualche anno, i giovani sono sempre più lontani dalla Chiesa e dalla religione in generale, forse proprio a causa delle enormi contraddizioni che le caratterizzano e che negli ultimi anni sono diventate evidenti. “Puoi amare chiunque”, ma solo se si tratta di una persona del sesso opposto al tuo, altrimenti è peccato. “Tutte le coppie possono ricevere una benedizione”, ma solo se si tratta di coppie eterosessuali. “La persona con tendenze omosessuali può ricevere una benedizione”, sì, ma solo se dimostra la volontà di uscire dal “peccato” e di “farsi cambiare da Lui”.

Ebbene, in un mondo dove ognuno, giustamente, vuole sentirsi sempre più libero di esprimere se stesso quando e come vuole, vi è dall’altra parte una istituzione, la Chiesa, che disegna un amore con i paletti, un mondo dove “siamo tutti uguali, tranne se…”. E così, nel frattempo, secondo i dati riportati dall’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), tra il 22 e il 23 Giugno più di 12.000 persone hanno visitato la pagina web dedicata allo sbattezzo (procedimento mediante il quale si viene cancellati dal registro delle persone battezzate e quindi dalla comunità cattolica), a fronte di una media di 120 visite al giorno: un aumento del 5000%. Inoltre, dalla fine degli anni ’90 ad oggi, sarebbero circa 100.000 gli italiani che hanno avviato la procedura di sbattezzo.

Dunque, analizzando questi numeri, siamo ancora così sicuri che la Chiesa non abbia, in realtà, un altro genere di preoccupazioni, legate magari ai consensi che anno dopo anno diminuiscono? 

Sia come sia, davanti a tutte le contraddizioni degli ultimi anni, riguardanti soprattutto la considerazione che la Chiesa ha nei confronti della comunità LGBTQ+, c’è un pensiero che ormai rimbomba nella testa di molte persone: “Menomale che avevamo il Papa progressista…”.

Luigi Dell'Utri, 29/06/2021